" Don Raffaele, più tardi, si presenta col Rosario. Vuole che preghiamo per quelli che stanno là fuori a scannarsi.
Pare che ci sia stato un tentativo da parte dei tedeschi di minare un ponte. Le donne però, a cui non scappa mai niente, se ne sono accorte in tempo. Granate non ne avevano e neppure mitraglie. Tuttavia non si sono perse d’animo, armate di scope hanno battuto i tedeschi come se fossero stati tappeti.
Un colpo qui sulla schiena, giusto per togliere la polvere dalla divisa. Una bastonata qua, sul collo, perché ci camminava sopra una formica. Un fendente sulla faccia perché quei disgraziati gli stavano un tantinello antipatici.
Alla fine i nazisti sono scappati a gambe levate, maledicendo l’esercito, o’ furiere, il ponte e naturalmente le donne.
-Capite, ragazzi miei, non c’è più religione!- dice don Raffaele lasciando dondolare il Rosario con aria vagamente minacciosa – Se pure le femmine si comportano come i maschi, dove andremo a finire? Credono di potersi mettere i pantaloni? Che brutti tempi, Signore mio!- e sospirando infila una sfilza di Ave Maria a cui facciamo eco biascicando le solite parole incomprensibili.
(...) Dunque, i napoletani ce l’hanno fatta. Quelli che erano stati rinchiusi nello stadio sono stati liberati. I tedeschi hanno alzato bandiera bianca e si ritirano. Attraversano in lunghe file scure le strade di questa città che sembra impazzita per la gioia.
-Andatevene, fetenti!- salutano festose le donne alle finestre..
-Disgraziati, assassini! Tornatevene a casa vostra!- si sgolano i monelli.
Per la felicità la gente accenderebbe volentieri i razzi colorati e i fuochi artificiali. Ma non ce ne sono e così, per fare un po’ di baldoria, si gettano giù dalle finestre le stoviglie, le sedie, le reti, gli sgabelli.
Gli Alleati sono fermi a Salerno, ancora non lo sanno che Napoli adesso è una città libera.
(da "La banda dei cherubini", Pina Varriale- Mondadori, 2003)