"Secondo il rapporto Omu infatti nel nostro paese il tasso di disoccupazione salirà al 9,7% nel quarto trimestre 2011, l’1,9% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta del livello in assoluto più alto dal 2001. E’ logico a questo punto chiedersi cosa stiano facendo i governi, e per restare al caso italiano il governo Monti, per fronteggiare questa crisi. Ebbene sempre secondo l’Onu non sono gli esecutivi non sono minimamente all’altezza del compito ma addirittura la solita terapia tutta focalizzata sul rigore sta affossando ancora di più di più le economie occidentali. Su questo punto l’Onu non sembra avere alcun timore reverenziale quando afferma che la strada del taglio del debito pubblico è una trappola che non sta creando nè crescita nè posti di lavoro.
Il dramma italiano Nel capito dedicato all’Italia, il report afferma che il tasso di disoccupazione potrebbe essere addirittura più alto del 9,7% poichè ai 2,2 mln di italiani senza lavoro si devono anche aggiungere 250mila unità in cassa integrazione. Il dramma nel dramma è, come sempre, rappresentato dalla disoccupazione giovanile arrivata a toccare il 32,6%. Da queste cifre prende spunto l’allarme dell’Onu: rigore ad ogni costo e elevata pressione fiscale non stanno permettendo alcuna ripresa dell’economia e quindi del mercato del lavoro." (da: http://www.investireoggi.it)
Alla tragedia dei numeri va ad aggiungersi il dramma dei lavoratori cosiddetti "esodati" e di tutti coloro che si sono tolti la vita a causa di una crisi che ha distrutto ogni garanzia sociale. La meta del "pareggio di bilancio" ad ogni costo ha, di fatto, un valore maggiore e fondamentale rispetto alla vita di tanti cittadini, giovani in primis, che si vedono negata perfino la speranza. Se i conti quadreranno, non sarà così per tante persone che oggi, dimenticate dallo Stato, si trovano a combattere una battaglia vana. Quando i "numeri" diventano più importanti di una vita umana, non può esistere altra celebrazione che quella funebre. Oggi, primo maggio, celebriamo la morte del lavoro e dei diritti sociali.