_Tutti tranne uno, Piemme ed.
Giulia non immaginava che sarebbe accaduto proprio
a lei. Certo, la sua famiglia non navigava nell’oro ma i soldi per la
spesa o per le vacanze non erano mai mancati. Una sera, però, suo padre
non rientra a casa e quando lei lo cerca in ufficio le dicono di non
vedere l’uomo da mesi, da quando cioè è stato licenziato.
Per Giulia è una doccia fredda. Possibile che suo
padre non abbia raccontato nulla, fingendo di andare al lavoro tutti i
giorni? E perché è fuggito? Giulia vuole scoprire la verità. Ma questo
non è il suo unico problema, perchè d'ora in poi dovrà fare i conti con
una nuova dura realtà: essere poveri.
Autore
Pina Varriale»
Fascia d'età
Da 10 anni»
Serie
Storie di oggi»
Data di pubblicazione
novembre 2009
ISBN
978-88-566-1071-0
Click here to edit.
Premio Città di Calimera (Le) 2009
Premio “E. Luzzati”, Casale Monferrato, 2011
Premio “Sirmione” 2011
Premio “Verghereto” 2012
_
Premio “E. Luzzati”, Casale Monferrato, 2011
Premio “Sirmione” 2011
Premio “Verghereto” 2012
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Some things only happen to others… don’t they?
ALL BUT ONE
The Book
Some things we believe will never happen to us. Yet, when one night her father does not come home, 13 year-old Giulia finds out at her expense that they sometimes do. When she calls her father’s office, she finds out he hasn’t been seen there for months, ever since he got fired! Could it be possible that her father didn’t tell anything, claiming to be going off to work every morning? And why did he run off? Giulia wants to find out. But this isn’t her only problem, as now she has to face a hard reality: being poor!
Giulia will have to give her everything to help her family come out of this nasty situation, and in the end, she will find how much she has grown up in the process.
Selling Points
· Makes a refreshing read with lively, believable characters.
· Deals with troublesome issues while keeping a light tone.
· Most teenagers will recognize their own experiences in the lifelike events of this novel, and will find a positive outlook on their troubles.
· Pina Varriale is a master storyteller and the most renowned Italian author for young adult fiction.
· Her previous book, Children of Camorra (Ragazzi di Camorra), has sold over 100,000 copies.
The Author
A writer, a journalist, a radio speaker, and a hobby painter Pina Varriale lives in Naples, where she has developed artistic and theatrical workshops for youths-at-risk. Many of her characters and settings have been inspired by life in the slums and by the difficult, contradictory youths she knows so well. Her books have met the enthusiasm of readers both young and adult, earning her prestigious first prizes in many national awards.
ALL BUT ONE
The Book
Some things we believe will never happen to us. Yet, when one night her father does not come home, 13 year-old Giulia finds out at her expense that they sometimes do. When she calls her father’s office, she finds out he hasn’t been seen there for months, ever since he got fired! Could it be possible that her father didn’t tell anything, claiming to be going off to work every morning? And why did he run off? Giulia wants to find out. But this isn’t her only problem, as now she has to face a hard reality: being poor!
Giulia will have to give her everything to help her family come out of this nasty situation, and in the end, she will find how much she has grown up in the process.
Selling Points
· Makes a refreshing read with lively, believable characters.
· Deals with troublesome issues while keeping a light tone.
· Most teenagers will recognize their own experiences in the lifelike events of this novel, and will find a positive outlook on their troubles.
· Pina Varriale is a master storyteller and the most renowned Italian author for young adult fiction.
· Her previous book, Children of Camorra (Ragazzi di Camorra), has sold over 100,000 copies.
The Author
A writer, a journalist, a radio speaker, and a hobby painter Pina Varriale lives in Naples, where she has developed artistic and theatrical workshops for youths-at-risk. Many of her characters and settings have been inspired by life in the slums and by the difficult, contradictory youths she knows so well. Her books have met the enthusiasm of readers both young and adult, earning her prestigious first prizes in many national awards.
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Notizie, spunti per riflettere e link utili:
L'usura, un cancro da estirpare:
"Il fenomeno dell'usura è sotto gli occhi dell'opinione pubblica da quando lo hanno portato alla ribalta gli episodi di cronaca nera, drammatizzati a volte secondo il costume dei media, e però seguiti anche dalle iniziative di solidarietà rivolte alle vittime degli strozzini. Intanto, mentre si cerca di comprendere la dimensione reale del fenomeno attraverso ricerche quantitative, la discussione in sede politica ha portato all'approvazione della legge antiusura; come però funzioni realmente il meccanismo perverso che stritola i soggetti economici più deboli, impadronendosi in molti casi di imprese costruite con la fatica di anni e passate di mano in un baleno, resta difficile da comprendere, al di là delle semplificazioni giornalistiche e delle cifre dei ricercatori. E soprattutto resta incerto l'esito della lotta all'usura. Forse però le associazioni di categoria dei commercianti, degli artigiani e dei piccoli e medi imprenditori, le più vicine alle vittime potenziali ed effettive del crimine economico, possono utilmente contribuire alla definizione dei contorni reali dell'usura, e operare per prevenirla e combatterla. C'è un fenomeno che ha certamente una componente di grande organizzazione - spiega Simonpaolo Buongiardino dell'Unione del Commercio di Milano - ma esiste anche un'usura più familiare, dove lo strozzino è il vicino di casa o il fornitore di certe merci, e in questa parte è una realtà difficilmente quantificabile e analizzabile.
Buongiardino fa parte della giunta dell'unione del commercio, ha seguito personalmente le vicissitudini di alcuni associati alle prese con gli strozzini e accenna un profilo delle vittime: si tratta di persone che hanno difficoltà di accesso al credito e non riescono a dialogare con il sistema bancario, un sistema rigido, che valuta attentamente il patrimonio di chi chiede finanziamenti e non considera mai la potenzialità economica di progetti e idee. Peraltro noi abbiamo molte segnalazioni, ma ci sentiamo tenuti al riserbo, e se le difficoltà economiche in cui versa il settore del commercio allargano l'area del rischio-usura, è altrettanto sicuro che buona parte del fenomeno non viene a galla. Di certo l'usura è in crescita." (da: http://impresa-stato.mi.camcom.it/im_33/barbagallo.htm)
L'usura non è un problema che riguarda soltanto i commercianti e le imprese, sempre più spesso sono le famiglie a basso reddito a cadere nella rete degli strozzini. E le conseguenze sono devastanti:
"L’allarme parte dal Lazio: l’usura non colpisce più solo piccoli imprenditori e commercianti, ma anche dipendenti, famiglie e pensionati. Secondo i dati dell’assessorato alle Attività produttive del comune capitolino, oltre il 60% di coloro che si sono rivolti agli sportelli per la prevenzione anti-usura sono proprio pensionati e lavoratori dipendenti: un fenomeno dilagante, aggravato dalla crisi, che rischia di aumentare nei prossimi mesi quando termineranno gli ammortizzatori sociali. Nel 2008 il livello medio di indebitamento delle famiglie italiane ha raggiunto i 19 mila euro e proprio la provincia di Roma è tra le più colpite, con circa 24mila euro di debito medio: 40 mila le famiglie a rischio usura secondo i dati della capitale." (da: http://www.vivereinarmonia.it/i-nostri-soldi/articolo/famiglie-e-pensionati-vittime-di-usura.aspx)
Camorra e usura:
Da:http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/07/01/usurai-professionisti-per-ripulire-il-denaro.html
"TRA il 1993 e il 2002 a Napoli c' è un boom: quello dei nuovi ristoranti che aprono sul Lungomare e nel salotto buono della città. SI INAUGURANO i "Re di Napoli", "Donna Margherita", "Pizza Margherita" e, soprattutto, il "Regina Margherita", primo embrione del "Regina Margherita Group", logo che battezzerà locali in tutta Italia. Imprese che vanno bene. Guidate con capacità soprattutto da Marco Iorio e dai due fratelli. Ma che avevano come soci occulti i Potenza, famiglia dedita all' usura e al riciclaggio dei soldi che un tempo il patriarca Mario aveva messo da parte con il contrabbando. A svelare quello che si nasconde dietro a quel fiorire di locali è Salvatore Lo Russo, boss della camorra, oggi collaboratore di giustizia. Inequivocabile quello che dice durante un interrogatorio del 12 ottobre dello scorsa anno: «Mi risulta che i Potenza abbiano fatto degli investimenti in ristoranti: uno è Villa Ninfe a Pozzuoli, dove tra l' altro ho festeggiato i tre matrimoni dei miei figlie la comunione di mia figlia». Sempre l' ex boss ha parlato del ruolo di Buno Potenza e del fatto che si tirò fuori perché seppe che la Finanza stava indagando: «Ma Iorio gli disse che in qualsiasi momento avesse voluto poteva scegliere il ristorante da tenere per sé senza alcun problema, essendo lui il padrone». Poi il boss confessa di essere voluto entrare anche lui nel business della ristorazione. Nell' affare che tanto aveva ingolosito quelli del Pallonetto Santa Lucia: «I miei rapporti con la famiglia Iorio - dice - risalgono proprio al periodo in cui Marco e Bruno Potenza stavano effettuando i lavori per l' apertura del Regina Margherita a via Caracciolo e fu Bruno a presentarmelo». Lo Russo decise di investire circa un milione e mezzo che aveva guadagnato smerciando la cocaina degli scissionisti di Scampia: «Chiesi una quota annuale di 150mila euro, lui (Marco Iorio) mi disse "qui facciamo le pizze mica vendiamo la cocaina!"». Ma poi si accordarono per 100mila. Nell' elenco degli arrestati figurano anche insospettabili. Stimati commercialisti come Alessandra De Caro, Antonio Carpentieri e Maddalena Plancqueel, con soprattutto quest' ultima prontaa intervenire in tutti gli affari della famiglia Potenza. Anche in casi di usura. E di gente che ci sapesse fare con i conti era indispensabile visto che il gruppo "Iorio-Potenza" in poco più di dieci anni ha investito ingentissime somme di denaro nella catena di ristorazione che oggi conta almeno 14 locali in Italia. Una gestione assicurata tramite il controllo di svariate società direttamente o indirettamente riconducibili ai fratelli Iorio anche se intestate a meri prestanome e senza che i Potenza comparissero in prima persona. Un' ascesa che secondo quanto sostengono gli inquirenti «fu possibile solo grazie all' intervento di soci capitale». La famiglia Iorio, infatti, non aveva la forza economica per dare avvio all' ambizioso progetto imprenditoriale poi realizzato e vendette quote a soci che versavano denaro nelle casse del gruppo che appariva del tutto pulito. Tra essi figurano anche noti politici come Francesco Maione, Antonio Martusciello e il calciatore Fabio Cannavaro, amico di Marco Iorio, l' imprenditore che tra l' altro ha anche portato Balotelli a Scampia. Nessuno è indagato. Ma dietro alla faccia pulita dell' impresa c' era anche quella nera, il cui più importante socio era Bruno Potenza, che anche con i soldi illegalmente guadagnati dal padre Mario, garantiva la disponibilità di importanti capitali. Durante un dialogo intercettato la moglie di Iorio parlando con una famigliare dice: «Fondamentalmente il problema è questo!!! Che il padre di Bruno (Mario Potenza) è sempre stato uno strozzino. Prima faceva il contrabbandiere di sigarette. Poi, poi il contrabbandiere di sigarette è andato a morire... cioè, è andato a morire perché la polizia l' ha levato di mezzo... e che cosa è successo? Che ha cominciato a fare lo strozzino». Un ruolo importante, tanto da far scattare l' arresto, secondo gli investigatori sarebbe stato ricoperto anche da Antonella di Pesa, funzionario della filiale Cariparma di via Santa Lucia, legata da un rapporto sentimentale con Bruno Potenza, al punto da scatenare la gelosia della moglie, che, sempre da quanto sostengono gli inquirenti, avrebbe garantito piena copertura alle operazioni della famiglia Potenza eludendo la normativa antiriciclaggio."
(ANTONIO DI COSTANZO)
I "numeri" dell'usura, un fenomeno in espansione:
La crisi non è uguale per tutti. In tempi di contrazione dei fatturati, liquidità e occupazione in quasi tutti i settori produttivi c'è chi fa affari d'oro. Il "settore" in controtendenza per eccellenza è quello dell'usura, che prolifera proprio per le difficoltà economiche generalizzate. Per capirne la gravità basti pensare che è nato il "No Usura Day", un evento, già alla sua seconda edizione, promosso da Sos Impresa-Confesercenti con la collaborazione di oltre 50 associazioni di categoria. In occasione del quale sono stati dati alcuni numeri.
In soli tre anni, dal 2008 al 2011, 190mila imprese hanno chiuso i battenti per debiti, e sono 50 al giorno quelle scomparse specificamente perché vittime dell'usura. Il fenomeno ha bruciato, nel solo 2010, circa 130.000 posti di lavoro. I commercianti coinvolti in rapporti usurai sono circa 200mila unità, ma le posizioni debitorie stimate sono più di 600mila unità. E ovviamente anche gli "strozzini" proliferano: dieci anni fa se ne contavano 25mila, ora sono oltre 40mila. E molti hanno ormai la “faccia pulita” delle società finanziarie.
Ci si rivolge agli usurai con l'illusione di risollevarsi da una difficoltà temporanea ma quasi sempre è una scelta che si rivela fatale: nel 30% dei casi, infatti, determina la fine dell’attività. L’esproprio da parte degli usurai rappresenta il 12% del totale delle cause di cessazione di un'attività commerciale.
La legge ha allargato il campo dell'usura
Gli ultimi interventi legislativi purtroppo non hanno contribuito a limitare il fenomeno. Anzi. Il decreto sviluppo della scorsa estate ha stabilito nuovi metodi di calcolo del tasso d'interesse massimo applicabile da banche e finanziarie. In sostanza, alzando la soglia oltre la quale scatta il reato di usura. (da :http://economia.virgilio.it/soldi/usura-50-imprese-al-giorno-chiudono-per-gli-strozzini-numeri-di-una-piaga-in-espansione.html)
Nuovi territori per i casalesi, il pizzo e l'usura nelle città emiliane:
"Mafia: pizzo e usura, Modena seconda in regione solo a Bologna
PIZZO, USURA E INFILTRAZIONI - Sono 2000, secondo Sos-Impresa i commercianti e imprenditori in regione taglieggiati, il 5% del totale. E tra le città indicate Modena occupa il secondo posto dopo Bologna. Quanto alle indagini sulle estorsioni, nel 2010, a Modena e provincia sono state 4, tante quante quelle a Vibo Valentia, Catanzaro, Cosenza e più di Milano. "La crisi economica - denuncia inoltre il rapporto - in un'area caratterizzata da un'imprenditorialità diffusa ha creato quel terreno fertile nel quale l'usura si è insinuata quale credito sussidiario a quello bancario (...) nel triangolo Modena Reggio Emilia e Parma, si segnala la presenza consolidata di gruppi camorristici del casertano attivi anche nelle pratiche usurarie e della 'ndrangheta che gestisce da anni il comparto delle bische clandestine e del gioco d'azzardo. Non è poi immune da infiltrazioni nemmeno la filiera agroindustriale, nel rapporto infatti Modena viene citata come la provincia in cui ci sono caporali che operano nel settore della macellazione in cui lavoratori extracomunitari sono assunti in nero e attraverso l'intermediazione di finte operative di facchinaggio. "Negli anni in Emilia sono aumentati i casi di somministrazione illegale di manodopera (…) un nuovo caporalato che si sviluppa anche attraverso l'utilizzo di operative spurie (…) i costi del lavoro si riducono notevolmente (…) si arriva a risparmiare fino a 12 euro l'ora per operaio".“ (da: http://www.modenatoday.it)
"caro estortore… " scriveva Libero Grassi, ucciso dalla mafia per essersi ribellato al pizzo "volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere… Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui”.
" Libero Grassi sfidò l’omertà e la paura, fedele al nome che portava, alla sua dignità di uomo e di cittadino ben sapendo che in questo modo avrebbe rischiato la vita. Fu lasciato solo dai suoi colleghi e le istituzioni non seppero proteggerlo. Il 29 agosto del 1991, alle 7.36, i killer di Cosa Nostra lo uccisero sotto casa, a Palermo in via Alfieri.
Da allora molto è cambiato: nel corso di questi due decenni sono nate decine di associazioni antiracket composte da operatori economici e semplici cittadini; l’associazione degli industriali ha finalmente deciso di combattere le connivenze e le collusioni mafiose dei suoi associati; la magistratura e le forze dell’ordine inanellano un successo dopo l’altro contro le mafie e le istituzioni sono più vicine alle vittime del racket; gli enti locali e le associazioni di categoria si sono dotati di protocolli di legalità; la società civile è più sensibile al tema e sono tanti i giovani e i cittadini impegnati in un’intensa attività di educazione alla legalità.
Un patrimonio antimafioso nato dal sacrificio di chi come Libero Grassi ha avuto il coraggio di battersi per la legalità. Un patrimonio che deve diventare di tutti i cittadini, per liberare l’economia dal cancro delle estorsioni e la società dalle catene della cultura mafiosa." (da:http://www.agoravox.it)
Testimonianze di alcune vittime del racket del pizzo e dell'usura: al Nord come al Sud dell'Italia, lo scenario non cambia.
" Assegni in bianco compilati dall’usuraio. Minacce, intimidazioni, danneggiamenti. Interessi del 10% al mese, poi gli interessi sugli interessi. In una spirale senza fine, fatta non solo di paura, ma di rovina finanziaria, con la chiusura delle aziende, le banche che procedono ai pignoramenti, le denunce che non fermano i “strozzini”, ma anzi incattiviscono la loro pressione. E una sensazione di abbandono da parte delle istituzioni che rende il precipitare nel baratro ancora più amaro.
Accade a Modena, dove nel buco nero dell’usura finiscono numerosi imprenditori e commercianti. La Gazzetta è in grado di raccontare due storie. Chiedono l’anonimato, ma la voglia di denunciare e di far sentire la propria voce è forte.
«Abbiamo denunciato tre volte, abbiamo smesso di pagare nella primavera del 2008, dopo 4 anni». Inizia così il racconto di una coppia di imprenditori modenesi. Quando i debiti con gli usurai aumentavano e i soldi non erano sufficienti a saldare, entrava in gioco una delle tante finanziarie del vicino borgo finanziario di San Marino. «Il titolare della finanziaria ci è stato presentato dall’usuraio». A fronte di un prestito di 100mila euro, la coppia ha dovuto restituirne 400mila euro. «Firmavamo assegni a vuoto che l’usuraio compilava successivamente». Una situazione insostenibile, per gli imprenditori che sono stati costretti a chiudere l'attività. «Gli operai se ne sono andati e i cantieri hanno chiuso».
Ma dalla banda di usurai, ancora liberi, non si sfugge facilmente. «In estate subiamo il primo incendio, tutto in cenere, anni di lavoro e davanti agli occhi abbiamo trovato solo devastazione». Scatta la denuncia. «Non avevamo più un soldo e molti avvocati e commercialisti hanno rifiutato l’incarico, poi finalmente abbiamo trovato un’ottima squadra di avvocati». Dopo la denuncia, il nulla. Un silenzio inquietante, «montava la paura, denunciando gli avevamo dichiarato guerra». (da:http://gazzettadimodena.gelocal.it)
La storia di Libero Grassi che sfidò il racket dell'usura e del pizzo, un esempio di coraggio che ha dato la forza a molti altri di opporsi alla mafia.
Notizie, spunti per riflettere e link utili:
L'usura, un cancro da estirpare:
"Il fenomeno dell'usura è sotto gli occhi dell'opinione pubblica da quando lo hanno portato alla ribalta gli episodi di cronaca nera, drammatizzati a volte secondo il costume dei media, e però seguiti anche dalle iniziative di solidarietà rivolte alle vittime degli strozzini. Intanto, mentre si cerca di comprendere la dimensione reale del fenomeno attraverso ricerche quantitative, la discussione in sede politica ha portato all'approvazione della legge antiusura; come però funzioni realmente il meccanismo perverso che stritola i soggetti economici più deboli, impadronendosi in molti casi di imprese costruite con la fatica di anni e passate di mano in un baleno, resta difficile da comprendere, al di là delle semplificazioni giornalistiche e delle cifre dei ricercatori. E soprattutto resta incerto l'esito della lotta all'usura. Forse però le associazioni di categoria dei commercianti, degli artigiani e dei piccoli e medi imprenditori, le più vicine alle vittime potenziali ed effettive del crimine economico, possono utilmente contribuire alla definizione dei contorni reali dell'usura, e operare per prevenirla e combatterla. C'è un fenomeno che ha certamente una componente di grande organizzazione - spiega Simonpaolo Buongiardino dell'Unione del Commercio di Milano - ma esiste anche un'usura più familiare, dove lo strozzino è il vicino di casa o il fornitore di certe merci, e in questa parte è una realtà difficilmente quantificabile e analizzabile.
Buongiardino fa parte della giunta dell'unione del commercio, ha seguito personalmente le vicissitudini di alcuni associati alle prese con gli strozzini e accenna un profilo delle vittime: si tratta di persone che hanno difficoltà di accesso al credito e non riescono a dialogare con il sistema bancario, un sistema rigido, che valuta attentamente il patrimonio di chi chiede finanziamenti e non considera mai la potenzialità economica di progetti e idee. Peraltro noi abbiamo molte segnalazioni, ma ci sentiamo tenuti al riserbo, e se le difficoltà economiche in cui versa il settore del commercio allargano l'area del rischio-usura, è altrettanto sicuro che buona parte del fenomeno non viene a galla. Di certo l'usura è in crescita." (da: http://impresa-stato.mi.camcom.it/im_33/barbagallo.htm)
L'usura non è un problema che riguarda soltanto i commercianti e le imprese, sempre più spesso sono le famiglie a basso reddito a cadere nella rete degli strozzini. E le conseguenze sono devastanti:
"L’allarme parte dal Lazio: l’usura non colpisce più solo piccoli imprenditori e commercianti, ma anche dipendenti, famiglie e pensionati. Secondo i dati dell’assessorato alle Attività produttive del comune capitolino, oltre il 60% di coloro che si sono rivolti agli sportelli per la prevenzione anti-usura sono proprio pensionati e lavoratori dipendenti: un fenomeno dilagante, aggravato dalla crisi, che rischia di aumentare nei prossimi mesi quando termineranno gli ammortizzatori sociali. Nel 2008 il livello medio di indebitamento delle famiglie italiane ha raggiunto i 19 mila euro e proprio la provincia di Roma è tra le più colpite, con circa 24mila euro di debito medio: 40 mila le famiglie a rischio usura secondo i dati della capitale." (da: http://www.vivereinarmonia.it/i-nostri-soldi/articolo/famiglie-e-pensionati-vittime-di-usura.aspx)
Camorra e usura:
Da:http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/07/01/usurai-professionisti-per-ripulire-il-denaro.html
"TRA il 1993 e il 2002 a Napoli c' è un boom: quello dei nuovi ristoranti che aprono sul Lungomare e nel salotto buono della città. SI INAUGURANO i "Re di Napoli", "Donna Margherita", "Pizza Margherita" e, soprattutto, il "Regina Margherita", primo embrione del "Regina Margherita Group", logo che battezzerà locali in tutta Italia. Imprese che vanno bene. Guidate con capacità soprattutto da Marco Iorio e dai due fratelli. Ma che avevano come soci occulti i Potenza, famiglia dedita all' usura e al riciclaggio dei soldi che un tempo il patriarca Mario aveva messo da parte con il contrabbando. A svelare quello che si nasconde dietro a quel fiorire di locali è Salvatore Lo Russo, boss della camorra, oggi collaboratore di giustizia. Inequivocabile quello che dice durante un interrogatorio del 12 ottobre dello scorsa anno: «Mi risulta che i Potenza abbiano fatto degli investimenti in ristoranti: uno è Villa Ninfe a Pozzuoli, dove tra l' altro ho festeggiato i tre matrimoni dei miei figlie la comunione di mia figlia». Sempre l' ex boss ha parlato del ruolo di Buno Potenza e del fatto che si tirò fuori perché seppe che la Finanza stava indagando: «Ma Iorio gli disse che in qualsiasi momento avesse voluto poteva scegliere il ristorante da tenere per sé senza alcun problema, essendo lui il padrone». Poi il boss confessa di essere voluto entrare anche lui nel business della ristorazione. Nell' affare che tanto aveva ingolosito quelli del Pallonetto Santa Lucia: «I miei rapporti con la famiglia Iorio - dice - risalgono proprio al periodo in cui Marco e Bruno Potenza stavano effettuando i lavori per l' apertura del Regina Margherita a via Caracciolo e fu Bruno a presentarmelo». Lo Russo decise di investire circa un milione e mezzo che aveva guadagnato smerciando la cocaina degli scissionisti di Scampia: «Chiesi una quota annuale di 150mila euro, lui (Marco Iorio) mi disse "qui facciamo le pizze mica vendiamo la cocaina!"». Ma poi si accordarono per 100mila. Nell' elenco degli arrestati figurano anche insospettabili. Stimati commercialisti come Alessandra De Caro, Antonio Carpentieri e Maddalena Plancqueel, con soprattutto quest' ultima prontaa intervenire in tutti gli affari della famiglia Potenza. Anche in casi di usura. E di gente che ci sapesse fare con i conti era indispensabile visto che il gruppo "Iorio-Potenza" in poco più di dieci anni ha investito ingentissime somme di denaro nella catena di ristorazione che oggi conta almeno 14 locali in Italia. Una gestione assicurata tramite il controllo di svariate società direttamente o indirettamente riconducibili ai fratelli Iorio anche se intestate a meri prestanome e senza che i Potenza comparissero in prima persona. Un' ascesa che secondo quanto sostengono gli inquirenti «fu possibile solo grazie all' intervento di soci capitale». La famiglia Iorio, infatti, non aveva la forza economica per dare avvio all' ambizioso progetto imprenditoriale poi realizzato e vendette quote a soci che versavano denaro nelle casse del gruppo che appariva del tutto pulito. Tra essi figurano anche noti politici come Francesco Maione, Antonio Martusciello e il calciatore Fabio Cannavaro, amico di Marco Iorio, l' imprenditore che tra l' altro ha anche portato Balotelli a Scampia. Nessuno è indagato. Ma dietro alla faccia pulita dell' impresa c' era anche quella nera, il cui più importante socio era Bruno Potenza, che anche con i soldi illegalmente guadagnati dal padre Mario, garantiva la disponibilità di importanti capitali. Durante un dialogo intercettato la moglie di Iorio parlando con una famigliare dice: «Fondamentalmente il problema è questo!!! Che il padre di Bruno (Mario Potenza) è sempre stato uno strozzino. Prima faceva il contrabbandiere di sigarette. Poi, poi il contrabbandiere di sigarette è andato a morire... cioè, è andato a morire perché la polizia l' ha levato di mezzo... e che cosa è successo? Che ha cominciato a fare lo strozzino». Un ruolo importante, tanto da far scattare l' arresto, secondo gli investigatori sarebbe stato ricoperto anche da Antonella di Pesa, funzionario della filiale Cariparma di via Santa Lucia, legata da un rapporto sentimentale con Bruno Potenza, al punto da scatenare la gelosia della moglie, che, sempre da quanto sostengono gli inquirenti, avrebbe garantito piena copertura alle operazioni della famiglia Potenza eludendo la normativa antiriciclaggio."
(ANTONIO DI COSTANZO)
I "numeri" dell'usura, un fenomeno in espansione:
La crisi non è uguale per tutti. In tempi di contrazione dei fatturati, liquidità e occupazione in quasi tutti i settori produttivi c'è chi fa affari d'oro. Il "settore" in controtendenza per eccellenza è quello dell'usura, che prolifera proprio per le difficoltà economiche generalizzate. Per capirne la gravità basti pensare che è nato il "No Usura Day", un evento, già alla sua seconda edizione, promosso da Sos Impresa-Confesercenti con la collaborazione di oltre 50 associazioni di categoria. In occasione del quale sono stati dati alcuni numeri.
In soli tre anni, dal 2008 al 2011, 190mila imprese hanno chiuso i battenti per debiti, e sono 50 al giorno quelle scomparse specificamente perché vittime dell'usura. Il fenomeno ha bruciato, nel solo 2010, circa 130.000 posti di lavoro. I commercianti coinvolti in rapporti usurai sono circa 200mila unità, ma le posizioni debitorie stimate sono più di 600mila unità. E ovviamente anche gli "strozzini" proliferano: dieci anni fa se ne contavano 25mila, ora sono oltre 40mila. E molti hanno ormai la “faccia pulita” delle società finanziarie.
Ci si rivolge agli usurai con l'illusione di risollevarsi da una difficoltà temporanea ma quasi sempre è una scelta che si rivela fatale: nel 30% dei casi, infatti, determina la fine dell’attività. L’esproprio da parte degli usurai rappresenta il 12% del totale delle cause di cessazione di un'attività commerciale.
La legge ha allargato il campo dell'usura
Gli ultimi interventi legislativi purtroppo non hanno contribuito a limitare il fenomeno. Anzi. Il decreto sviluppo della scorsa estate ha stabilito nuovi metodi di calcolo del tasso d'interesse massimo applicabile da banche e finanziarie. In sostanza, alzando la soglia oltre la quale scatta il reato di usura. (da :http://economia.virgilio.it/soldi/usura-50-imprese-al-giorno-chiudono-per-gli-strozzini-numeri-di-una-piaga-in-espansione.html)
Nuovi territori per i casalesi, il pizzo e l'usura nelle città emiliane:
"Mafia: pizzo e usura, Modena seconda in regione solo a Bologna
PIZZO, USURA E INFILTRAZIONI - Sono 2000, secondo Sos-Impresa i commercianti e imprenditori in regione taglieggiati, il 5% del totale. E tra le città indicate Modena occupa il secondo posto dopo Bologna. Quanto alle indagini sulle estorsioni, nel 2010, a Modena e provincia sono state 4, tante quante quelle a Vibo Valentia, Catanzaro, Cosenza e più di Milano. "La crisi economica - denuncia inoltre il rapporto - in un'area caratterizzata da un'imprenditorialità diffusa ha creato quel terreno fertile nel quale l'usura si è insinuata quale credito sussidiario a quello bancario (...) nel triangolo Modena Reggio Emilia e Parma, si segnala la presenza consolidata di gruppi camorristici del casertano attivi anche nelle pratiche usurarie e della 'ndrangheta che gestisce da anni il comparto delle bische clandestine e del gioco d'azzardo. Non è poi immune da infiltrazioni nemmeno la filiera agroindustriale, nel rapporto infatti Modena viene citata come la provincia in cui ci sono caporali che operano nel settore della macellazione in cui lavoratori extracomunitari sono assunti in nero e attraverso l'intermediazione di finte operative di facchinaggio. "Negli anni in Emilia sono aumentati i casi di somministrazione illegale di manodopera (…) un nuovo caporalato che si sviluppa anche attraverso l'utilizzo di operative spurie (…) i costi del lavoro si riducono notevolmente (…) si arriva a risparmiare fino a 12 euro l'ora per operaio".“ (da: http://www.modenatoday.it)
"caro estortore… " scriveva Libero Grassi, ucciso dalla mafia per essersi ribellato al pizzo "volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere… Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui”.
" Libero Grassi sfidò l’omertà e la paura, fedele al nome che portava, alla sua dignità di uomo e di cittadino ben sapendo che in questo modo avrebbe rischiato la vita. Fu lasciato solo dai suoi colleghi e le istituzioni non seppero proteggerlo. Il 29 agosto del 1991, alle 7.36, i killer di Cosa Nostra lo uccisero sotto casa, a Palermo in via Alfieri.
Da allora molto è cambiato: nel corso di questi due decenni sono nate decine di associazioni antiracket composte da operatori economici e semplici cittadini; l’associazione degli industriali ha finalmente deciso di combattere le connivenze e le collusioni mafiose dei suoi associati; la magistratura e le forze dell’ordine inanellano un successo dopo l’altro contro le mafie e le istituzioni sono più vicine alle vittime del racket; gli enti locali e le associazioni di categoria si sono dotati di protocolli di legalità; la società civile è più sensibile al tema e sono tanti i giovani e i cittadini impegnati in un’intensa attività di educazione alla legalità.
Un patrimonio antimafioso nato dal sacrificio di chi come Libero Grassi ha avuto il coraggio di battersi per la legalità. Un patrimonio che deve diventare di tutti i cittadini, per liberare l’economia dal cancro delle estorsioni e la società dalle catene della cultura mafiosa." (da:http://www.agoravox.it)
Testimonianze di alcune vittime del racket del pizzo e dell'usura: al Nord come al Sud dell'Italia, lo scenario non cambia.
" Assegni in bianco compilati dall’usuraio. Minacce, intimidazioni, danneggiamenti. Interessi del 10% al mese, poi gli interessi sugli interessi. In una spirale senza fine, fatta non solo di paura, ma di rovina finanziaria, con la chiusura delle aziende, le banche che procedono ai pignoramenti, le denunce che non fermano i “strozzini”, ma anzi incattiviscono la loro pressione. E una sensazione di abbandono da parte delle istituzioni che rende il precipitare nel baratro ancora più amaro.
Accade a Modena, dove nel buco nero dell’usura finiscono numerosi imprenditori e commercianti. La Gazzetta è in grado di raccontare due storie. Chiedono l’anonimato, ma la voglia di denunciare e di far sentire la propria voce è forte.
«Abbiamo denunciato tre volte, abbiamo smesso di pagare nella primavera del 2008, dopo 4 anni». Inizia così il racconto di una coppia di imprenditori modenesi. Quando i debiti con gli usurai aumentavano e i soldi non erano sufficienti a saldare, entrava in gioco una delle tante finanziarie del vicino borgo finanziario di San Marino. «Il titolare della finanziaria ci è stato presentato dall’usuraio». A fronte di un prestito di 100mila euro, la coppia ha dovuto restituirne 400mila euro. «Firmavamo assegni a vuoto che l’usuraio compilava successivamente». Una situazione insostenibile, per gli imprenditori che sono stati costretti a chiudere l'attività. «Gli operai se ne sono andati e i cantieri hanno chiuso».
Ma dalla banda di usurai, ancora liberi, non si sfugge facilmente. «In estate subiamo il primo incendio, tutto in cenere, anni di lavoro e davanti agli occhi abbiamo trovato solo devastazione». Scatta la denuncia. «Non avevamo più un soldo e molti avvocati e commercialisti hanno rifiutato l’incarico, poi finalmente abbiamo trovato un’ottima squadra di avvocati». Dopo la denuncia, il nulla. Un silenzio inquietante, «montava la paura, denunciando gli avevamo dichiarato guerra». (da:http://gazzettadimodena.gelocal.it)
La storia di Libero Grassi che sfidò il racket dell'usura e del pizzo, un esempio di coraggio che ha dato la forza a molti altri di opporsi alla mafia.
Da: "Leggere per gioco, leggere per amore":
Cosa significa essere poveri?
Giulia non si è mai posta questa domanda prima, quando viveva in un quartiere elegante di Napoli e c’erano soldi anche per concedersi qualche piccolo lusso, come le vacanze estive.
Adesso però che sua madre è stata licenziata, un solo stipendio basta a malapena per coprire le spese e così, a poco a poco, la sua famiglia ha dovuto rinunciare a tante cose, come ad esempio il bel appartamento in cui abitavano, sostituito da una meno spazioso in un rione popolare della città.
La situazione peggiora ulteriormente nel momento in cui il padre della ragazzina scompare improvvisamente.
Giulia, nonostante il dolore, non crede che suo padre li abbia abbandonati volontariamente e soprattutto non è disposta a commiserarsi senza far niente per cambiare il destino della sua famiglia.
Consigliato a: chi crede che piangersi addosso non sia un buon modo per risolvere i problemi
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